Non solo buongiorno

Ieri mattina, nell’aiuola vicino all’ufficio, ho trovato, nascosto tra foglie di vario genere, qualche rametto di foll, il profumatissimo gelsomino egiziano che amo tanto. Non ho resistito e li ho raccolti per portarli con me a rallegrare la mia scrivania.

Con i miei fiori in mano, mentre salivo in ufficio, mi sono venuti in mente i saluti egiziani.

As-Salam-aleikum è forse il più famoso dei saluti arabi e letteralmente significa “la pace sia su di voi”. La risposta che di solito è data è: Aleikum as-Salam, ovvero “e su di voi sia la pace”. Esiste anche una versione più lunga e complicata da pronunciare che vuol dire “su di voi siano la pace e la misericordia di Allah e le sue benedizioni”.

Questo saluto, però, non è di tutti gli arabi, ma dei musulmani. E la sua sfumatura religiosa è – o dovrebbe essere – forte. Anche se un po’ si perde nella quotidianità e nell’uso comune.

Anche nel saluto di commiato mas-salama che noi intendiamo, più o meno, come arrivederci è intrinseca la parola pace.

E mi fa strano pensare come da questi saluti così positivi abbia avuto origine una parola che nel vocabolario italiano ha certamente una valenza negativa come “salamelecco”, per indicare un saluto esagerato, che mira a compiacere il prossimo. Nell’incontro tra civiltà mediterranee diverse, l’etimologia di pace si è persa. I commercianti arabi erano soliti accogliere quelli europei con il saluto As-salam aleikum, seguito da un sorriso, dall’offerta di un tea alla menta e da una magistrale contrattazione per ottenere il miglior prezzo. E da quell’atteggiamento, che spesso ha anche portato i mercanti europei a qualche fregatura, è nata l’idea negativa della parola.

In arabo egittico, esistono anche modi di salutare senza una componente religiosa che si usano nelle diverse ore del giorno, proprio come da noi. Quello che mi colpisce, però, è che riescono a essere molto più poetici e carichi di significato dei nostri semplici buongiorno e buonasera. Forse, anche troppo.

Fino a mezzogiorno, si dice sabah al-kher che letteralmente significa “mattina di bene” e che per noi vale come buongiorno. E se noi rispondiamo con la stessa parola al saluto, ecco che qui ci sono molte variabili.

Posso rispondere sabah al-foll, ovvero “mattina di gelsomino”. Ecco spiegato perché ieri, con i fiori in mano mi sono venuti in mente i saluti.

E ancora posso dire sabah an-nur “mattina di luce”, sabah al-assel “mattina di miele”; e infine sabah al-eshta “mattina di panna” (Eshta è tipo una crema di latte che viene usata anche per fare i dolci). Forse, ce ne sono altri che ora non mi ricordo o che non ho mai sentito usare, ma mi pare che questi siano quelli principali.

Anche la sera ha le sue varianti masah al-kher e masah al-foll le più usate o comunque quelle che sento più spesso.

Per augurare la buonanotte, si può dire semplicemente leyla saida “notte felice”. Oppure il più complicato da pronunciare tsbah 3la kher che alla lettera significa “che ti risvegli bene (in buona salute)”.

I nostri saluti informali come “ciao” o “salve” non hanno corrispettivi precisi in egittico e possono essere sostituiti da ahlan o marhaba che hanno una valenza di benvenuto.

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