Hurghada si è svegliata con il cielo azzurro turchino e il sole che colorava il mare d’argento. Nell’aria, i pochissimi residui di sabbia della tempesta di ieri si sono mescolati a una profonda amarezza.
“Attacco terroristico in un resort di Hurghada” è la frase che rimbalza dalla TV alla radio, dai titoli dei giornali ai post sui social.
Ieri sera, mentre il velo di sabbia continuava ad avvolgere la città e la poca gente che era in giro, io ero in un ristorante per una piacevole cena con le amiche. All’improvviso, è cominciata a serpeggiare la voce di “problemi” all’hotel Bellavista. In un primo momento, sì è pensato a uno scherzo di cattivo gusto di qualche mitomane che approfitta della tensione generale per creare il panico. E la cosa non è stata presa molto sul serio. Anzi, io e le mie amiche abbiamo cercato di buttarla sul ridere.
In un batter d’occhio, la voce si è fatta più insistente e ha assunto mille volti.
Allarme bomba al Bellavista, diceva qualcuno. Uomini armati arrivati dal mare, diceva qualcun altro.
Ci è venuto naturale aprire Facebook e cercare qualche informazione. In realtà, non si è trovato molto di più che un mare di versioni diverse e poco attendibili oltre che tentativi di smentita da parte di chi temeva un’ulteriore ripercussione sulla già grave situazione del turismo a Hurghada e in tutto il paese.
La cosa più difficile, quando accade qualcosa qui, è riuscire ad avere notizie certe sull’accaduto. Con giri di telefonate, ho cercato di trovare qualche informazione veritiera. Le versioni hanno però cominciato a essere ancora più variegate: terroristi arrivati dal mare con bandiere dell’Isis che si sono fatti strada fino alla reception; otto morti e non si sa quanti feriti, uomini armati di pistole e cintura esplosiva; tentativo di prendere i turisti in ostaggio e molto altro ancora. Mancava solo di leggere o sentir dire che erano arrivati i pirati seguiti dalle astronavi del Primo Ordine di Star Wars!
Un susseguirsi di ipotesi e di voci che non hanno chiarito nulla, ma ci hanno spinto a preoccuparci in modo più serio.
Alcuni amici egiziani ci hanno consigliato di andare a casa il prima possibile, riportando alla luce quel senso di attesa incerta e paura sottintesa che ben conosciamo dai tempi della rivoluzione.
Cercando di non lasciarmi prendere dal panico ingiustificato, sono andata con un’amica a comprare ciò che mi serviva al supermercato e poi sono tornata a casa. Non appena la certezza che fosse successo davvero qualcosa si è fatta più concreta, ho avvisato subito la mia famiglia che stavo bene, per evitare che si allarmasse, guardando la TV.
In effetti, non c’è voluto molto perché la confusa notizia dell’accaduto arrivasse anche in Italia e ho così cominciato a essere tempestata di messaggi di amici e conoscenti preoccupati. Ormai non dovrebbe più stupirmi la velocità del diffondersi delle notizie ancor prima della verifica del loro fondamento, invece ne resto sempre allibita. Mi sono chiesta cosa stessero dicendo i media visto che qui, a poche centinaia di metri, non si riusciva ancora a capire cosa fosse realmente successo. La preoccupazione e il panico che trapelavano man mano nei messaggi ricevuti mi hanno subito fatto capire cosa si stesse dicendo in giro.
E, pur io stessa dubitando che potesse davvero essere un attacco terroristico, non riuscivo a capacitarmi della corsa al sensazionalismo a tutti i costi.
Si è arrivati subito alla conclusione del colpo terroristico a danno dei turisti, ancor prima di verificare in loco, di ascoltare le testimonianze di chi era presente e delle autorità locali, di sapere se ci fossero vittime o feriti gravi.
Fonti egiziane hanno poi cominciato a smentire che si trattasse di terroristi e a sostenere che fossero semplicemente due delinquenti che avevano tentato una rapina.
Se fosse successo in una qualsiasi città italiana, forse qualcuno dei media avrebbe considerato la possibilità di un semplice episodio di criminalità locale. In Egitto, però, no… Può e deve essere, a tutti i costi, un attacco terroristico.
Il più sciocco della storia, mi verrebbe da dire, visto i risultati: tre feriti lievi, uno dei due delinquenti uccisi dalla polizia e l’altro ferito e arrestato.
Ora come ora, cambia poco quale sia la verità. Il danno è fatto. E non è stato causato da quei due individui che con o senza il supporto dell’Isis hanno fatto quel che hanno fatto.
Il danno più grave a un paese che da 5 anni non riesce a trovare un briciolo di pace e di equilibrio è stato fatto dai titoli allarmisti e sensazionalisti di giornali e telegiornali.
Ormai, anche se fosse matematicamente dimostrato che l’Isis era solo uno spauracchio dietro il quale di due sciocchi e inesperti assaltatori si nascondevano per “darsi un tono”, l’effetto devastante di tutto il bla bla bla mediatico è in atto. Gente spaventata che mette in forse le prossime vacanze, Farnesina che torna a parlare di sconsiglio o divieto di viaggio, personale di hotel, ristoranti e negozi vari che si chiede il perché di tutto questo.
E il sole scende su una città un po’ triste che s’interroga sul suo futuro e spera che il suo meraviglioso mare possa essere ancora la meta dei turisti stranieri.